Letture 2024 – Gennaio/Febbraio (di streghe, animali non convenzionali, preadolescenti particolari e adolescenti inquietanti)

La fine del 2023 mi ha talmente risucchiata in una serie di cose da fare che sono rimasta inevitabilmente indietro con le letture. Ce ne sono state ovviamente, anche se non quante avrei voluto. Ma eccomi finalmente qui per un recup delle migliori.

Nel bosco di Aus” della compianta Chiara Palazzolo (Piemme, pagine 490) è un libro che avrei voluto leggere già da tempo, sicura che avrei amato la sua scrittura perché me l’avevano consigliata diverse persone di cui mi fido. E infatti così è stato. Quest’avvincente romanzo è stato candidato al premio Strega 2011, un anno prima che Chiara se ne andasse prematuramente per sempre, e se amate le storie che trattano l’archetipo della strega, non potete lasciarvelo scappare (purtroppo è fuori catalogo, ma come sempre vi invito a cercarlo in biblioteca).

Carla è una donna che ha tutto: un lavoro da insegnante, una bella famiglia composta da marito e tre figli, e come ciliegina sulla torta una splendida casa ai margini di un bosco dove si sono appena trasferiti. Ma ormai sappiamo bene che non è tutto oro quello che luccica, purtroppo. Una sua cara amica muore in circostanze non del tutto chiare e il piccolo Albertino asserisce spesso di vedere nei dintorni della casa una signora anziana che definisce una strega, ma che nessun altro vede. Nel frattempo Carla conosce Amanda Satriani, proprietaria non soltanto di casa loro ma anche di altri immobili piuttosto particolari della zona, che la coinvolge subito nel suo circolo di burraco; lei si fa prendere dal gioco e soprattutto diventa un pochino succube di Amanda, perdendo momentaneamente di vista la famiglia. Ma c’è qualcosa di inquietante nell’aria e si arriva al finale inaspettato in un bel crescendo di tensione.

Inevitabile a quel punto è stato chiedermi di nuovo perché mai io non l’abbia letta prima, e anche dispiacermi per tutto questo talento perduto e per quello che avrebbe potuto sfornare se ne avesse avuto la disponibilità. Ma recuperò certamente gli altri suoi romanzi.

La citazione:

“Perché a questo servono i corpi, a lottare”

chiara_palazzolo

A chi smeraldi e a chi rane” (Bompiani, pagine 264) è l’autobiografia di Bianca Pitzorno scandita in base agli animali che hanno fatto parte della sua vita, che siano stati suoi o anche solo sfiorati per un attimo. Non ci sono soltanto i canonici cani o gatti, ma anche animali più esotici o particolari, come un cucciolo di leone scritturato per una trasmissione quando lavorava in Rai, piuttosto che tartarughe, rane, topi, coccodrilli, polpi, germani reali ecc.

Una serie di racconti colmi dell’ironia che chi conosce Bianca conosce bene e apprezza, che contengono anche una serie di giuste riflessioni sul rapporto di sudditanza tra animali e umani, su cosa significhi volerne uno nella propria vita, quando potrebbe anche non essere reciproco.

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La mia vita dorata da re” di Jenny Jägerfeld (Iperborea, pagine 352 – traduzione di Laura Cangemi), con il quale ho inaugurato l’anno nuovo, è stato tra i romanzi per ragazzi più belli letti ultimamente. Sigge è un dodicenne che sogna di guadagnare la popolarità nel tempo di un’estate – perché nella realtà non ha amici e si sente in difetto per via di un leggero strabismo – quando con la mamma e le sorelline minori si trasferisce da Stoccolma a casa dell’eccentrica nonna in un piccolo paese, sentendo nel profondo che è arrivato il momento giusto per vivere nuove entusiasmanti avventure. E così sarà. Quella di Sigge è una storia deliziosamente originale, grandissimo inno alla meraviglia della diversità.

Il romanzo è il primo di un’ideale trilogia della quale Iperborea ha già pubblicato anche il seguito, “La mia vita dorata da re“. La citazione:

Oltrepassammo campi e case, maneggi e fermate dell’autobus. Il sole splendeva su di noi da un cielo azzurro puffo. D’un tratto la nonna premette l’acceleratore a tavoletta e la Corvette rossa schizzò in avanti come un razzo. Il motore ruggiva e sentivo vibrare tutta l’aria sotto di me. Il solletico nella pancia era così piacevole che lanciai un grido di gioia. La nonna mi guardò e rise. Era stupendo viaggiare nella sua Corvette! Il vento in faccia, i capelli che svolazzavano e il braccio che poteva alzarsi e quasi afferrare l’aria. Ci si sentiva molto fighi. Pensai che essere popolari doveva essere più o meno così: come scivolare sopra tutto quanto senza dover essere sempre in ansia.

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Le schegge” di Bret Easton Ellis (Einaudi, pagine 752 – traduzione di Giuseppe Culicchia) è stato il mio primo incontro con quest’autore così importante. Ho ascoltato il suo ultimo lavoro in audiolibro, letto da Alessandro Pili, e devo dire che l’ho apprezzato molto. Siamo nel 1981 e Bret (alterego dello scrittore) è un diciassettenne che frequenta l’esclusiva Buckley School sui famosi canyon losangelini che purtroppo ricordano anche eventi raccapriccianti. La sua quotidianità e quella della cerchia dei suoi amici verranno infatti sconvolte prima dall’arrivo di un nuovo compagno di classe, l’inquietante Rober Mallory, e poi da una seria di omicidi ad opera di un serial killer ribattezzato “il pescatore”. Bret sviluppa una vera e propria ossessione per Robert e comincia a tenerlo d’occhio tra una festa in piscina e l’altra, seriamente convinto che ci possa essere un legame tra i due. La storia si dimostra ipnotica, merito anche delle continue citazioni a film, libri e soprattutto musica degli (amatissimi) anni ottanta, anche molto inquietante (certo) ma nel modo in cui non si riesce a staccarsene e non vedi l’ora di arrivare al finale. Ci sono ovviamente scene crude e angoscianti, ma è soprattutto un libro sulla solitudine di una generazione in un contesto storico dove certe cose potevano accadere e rimanere anche purtroppo impunite.

Leggerò altro di Ellis (ma non credo “American Psyco“).

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Buone letture,

Claudia.

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